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Approfondimento Light Team:

Quali sono da un punto di vista illuminotecnico le aree fondamentali di intervento all’interno di una Chiesa?

 

L’illuminazione di una Chiesa deve assolvere, in termini generali, ad alcuni requisiti base:

  • Flessibilità di funzionamento 

L’utilizzo delle sorgenti a LED di ultima generazione semplifica questa attività in quanto, a differenza delle vecchie lampadine a joduri metallici, l’accensione è immediata.

  • Semplicità di gestione

I prodotti possono essere equipaggiati con alimentatori DALI permettendo il controllo di gruppi di lampade, il cambio di intensità luminosa e il richiamo di vari scenari attraverso un semplice Touchpad installato in sacrestia o, grazie ultimi sviluppi legati alle reti Mesh Bluetooth, anche dallo smartphone che abbiamo ormai tutti in tasca.

  • Alta resa Cromatica (CRI/IRC > 90) 

L’utilizzo delle nuove sorgenti LED ad altissima resa cromatica (CRI/IRC>90) a luce calda (300°K) permette di migliorare sensibilmente la percezione dei quadri e degli affreschi donando nuova vita ad opere che rimanevano in penombra o che venivano illuminate da lampade con scarsa resa cromatica che valorizzavano solo una parte dello spettro della luce visibile.

  • Illuminazione morbida e Omogenea 

I gruppi di proiettori a luce diretta, rivolti verso il basso, assicurano la giusta illuminazione durante le funzioni religiose mentre un secondo gruppo di proiettori, con emissioni luminose che si incrociano, permettono un’uniforme lettura del soffitto evitando fastidiosi picchi di luminosità

All’interno quindi di questi requisiti generali le varie zone della Chiesa richiedono un’illuminazione mirata e specifica in modo da poter adeguare i livelli di illuminamento (lux) alle diverse attività.

 

In sintesi le aree oggetto di intervento tipicamente sono:

  • Presbiterio

È la zona dove il celebrante e i suoi coadiutori svolgono le proprie funzioni. Alcune zone (Mensa, Ambone, zona eucaristica) necessitano di una luce funzionale che garantisca livelli di illuminamento più alti sia per permettere la lettura del messale che per consentire al pubblico di partecipare alla funzione con la dovuta attenzione.

Oltre alla luce funzionale è da prevedere l’illuminazione d’accento dell’altare preconcilio, del tabernacolo e del crocefisso e delle varie pale/affreschi spesso presenti in queste zone.

  • Assemblea dei fedeli

In quest’area occorre favorire la lettura del libretto messa senza però interferire con la luce nel raccoglimento dei fedeli. I livelli devono quindi essere inferiori a quelli del Presbiterio e occorre evitare che i fedeli vengano abbagliati dalle luci.

  • Cappelle Laterali

Spesso in queste aree sono presenti pale o affreschi da valorizzare con una specifica illuminazione d’accento che deve tenere conto dei possibili punti di installazione dei corpi illuminanti minimizzando effetti indesiderati quali la luminanza di velo.

  • Battistero

L’illuminazione del Battistero, quando è posizionato all’interno di una delle cappelle laterali, richiede un’illuminazione zenitale che risulti funzionale senza abbagliare l’officiante o i partecipanti al rito.

 

Ovviamente nel rispetto della specificità del luogo di culto ci sono aree devozionali particolari (Statue di Santi, emergenze archeologiche, Reliquari) che vanno studiate singolarmente valutando attentamente la posizione dei corpi illuminanti che devono integrarsi con l’architettura esistente senza generare abbagliamenti o disconfort visivo.

Approfondimento Light Team:

Quali sono da un punto di vista illuminotecnico le aree fondamentali di intervento all’interno di una Chiesa?

 

L’illuminazione di una Chiesa deve assolvere, in termini generali, ad alcuni requisiti base:

  • Flessibilità di funzionamento 

L’utilizzo delle sorgenti a LED di ultima generazione semplifica questa attività in quanto, a differenza delle vecchie lampadine a joduri metallici, l’accensione è immediata.

  • Semplicità di gestione

I prodotti possono essere equipaggiati con alimentatori DALI permettendo il controllo di gruppi di lampade, il cambio di intensità luminosa e il richiamo di vari scenari attraverso un semplice Touchpad installato in sacrestia o, grazie ultimi sviluppi legati alle reti Mesh Bluetooth, anche dallo smartphone che abbiamo ormai tutti in tasca.

  • Alta resa Cromatica (CRI/IRC > 90) 

L’utilizzo delle nuove sorgenti LED ad altissima resa cromatica (CRI/IRC>90) a luce calda (300°K) permette di migliorare sensibilmente la percezione dei quadri e degli affreschi donando nuova vita ad opere che rimanevano in penombra o che venivano illuminate da lampade con scarsa resa cromatica che valorizzavano solo una parte dello spettro della luce visibile.

  • Illuminazione morbida e Omogenea 

I gruppi di proiettori a luce diretta, rivolti verso il basso, assicurano la giusta illuminazione durante le funzioni religiose mentre un secondo gruppo di proiettori, con emissioni luminose che si incrociano, permettono un’uniforme lettura del soffitto evitando fastidiosi picchi di luminosità

All’interno quindi di questi requisiti generali le varie zone della Chiesa richiedono un’illuminazione mirata e specifica in modo da poter adeguare i livelli di illuminamento (lux) alle diverse attività.

 

In sintesi le aree oggetto di intervento tipicamente sono:

  • Presbiterio

È la zona dove il celebrante e i suoi coadiutori svolgono le proprie funzioni. Alcune zone (Mensa, Ambone, zona eucaristica) necessitano di una luce funzionale che garantisca livelli di illuminamento più alti sia per permettere la lettura del messale che per consentire al pubblico di partecipare alla funzione con la dovuta attenzione.

Oltre alla luce funzionale è da prevedere l’illuminazione d’accento dell’altare preconcilio, del tabernacolo e del crocefisso e delle varie pale/affreschi spesso presenti in queste zone.

  • Assemblea dei fedeli

In quest’area occorre favorire la lettura del libretto messa senza però interferire con la luce nel raccoglimento dei fedeli. I livelli devono quindi essere inferiori a quelli del Presbiterio e occorre evitare che i fedeli vengano abbagliati dalle luci.

  • Cappelle Laterali

Spesso in queste aree sono presenti pale o affreschi da valorizzare con una specifica illuminazione d’accento che deve tenere conto dei possibili punti di installazione dei corpi illuminanti minimizzando effetti indesiderati quali la luminanza di velo.

  • Battistero

L’illuminazione del Battistero, quando è posizionato all’interno di una delle cappelle laterali, richiede un’illuminazione zenitale che risulti funzionale senza abbagliare l’officiante o i partecipanti al rito.

 

Ovviamente nel rispetto della specificità del luogo di culto ci sono aree devozionali particolari (Statue di Santi, emergenze archeologiche, Reliquari) che vanno studiate singolarmente valutando attentamente la posizione dei corpi illuminanti che devono integrarsi con l’architettura esistente senza generare abbagliamenti o disconfort visivo.

O somma luce che tanto ti levi da’ concetti mortali…

Dante Alighieri, Paradiso XXXIII

Nella storia dell’architettura i luoghi di culto, ad esempio le chiese così familiari alla tradizione italiana, sono spesso progettati per essere letteralmente inondati di luce. Questo non deve sorprenderci perché già alcune attestazioni del Vangelo identificano la luce con la divinità, assimilazione ribadita dai filosofi cristiani e dalla letteratura medievale, pensiamo ad esempio alla rappresentazione del Paradiso dantesco.

Luce naturale, superfici riflettenti di arredi preziosi che la esaltano, luce bianca ma anche luce colorata. Molto tempo prima dell’avvento della cromoterapia, le chiese romaniche e gotiche sono concepite come spazi architettonici rischiarati da vetrate colorate, di cui l’esempio per eccellenza è il rosone. Caratteristico delle cattedrali medievali, di cui costituisce il motivo centrale delle facciate, la sua forma circolare è espressione di perfezione e armonia. Decorato con elementi geometrici ispirati al mondo vegetale, con le sue forme e colori il rosone emoziona e conquista ed è ideato per offrire una sensazione visiva della divinità: come le vetrate riparano dalle intemperie pur lasciandosi attraversare dai raggi solari, riempiendo di colore le navate dell’edificio, così Dio protegge i suoi fedeli illuminandoli al contempo.

Esploriamo il tema dell’illuminazione dei luoghi sacri insieme a Carlo Bertotto, architetto specializzato nell’Architettura per la Liturgia che, in sinergia con Light Team, ha curato progetto e realizzazione illuminotecnica del Santuario di Cussanio.

 

Qual è la relazione fra luce e divinità?

“Non si può fare un’equivalenza tra luce e presenza della divinità: sì, la luce ha un portato legato alla religiosità ma è un ambito delicato in cui emergono sensibilità differenti. Ad esempio, ha suscitato reazioni opposte un nostro intervento da cui è risultata una chiesa più chiara, ariosa, luminosa: ad alcuni è molto piaciuto, perché l’intervento ha reso la chiesa un luogo più aperto e «leggero», altri hanno ritenuto invece che la semioscurità precedente aiutasse di più il raccoglimento.

Il punto di partenza fondamentale è approcciarsi al luogo di culto tenendo conto che esso non è un museo. Si vedono spesso interventi belli e interessanti i quali denunciano però che chi vi ha lavorato non sa che cos’è una chiesa. Con Leonardo Palladini – il collega con cui condivido questi progetti – ci siamo formati negli studi teologici e liturgici, non soltanto negli studi di architettura, perché abbiamo appunto voluto capire a fondo che cos’è una chiesa e che cosa esattamente vi accade. Inoltre, chi lavora in una chiesa deve avere una conoscenza di quel luogo che, per essere autentica e non manualistica, non può che passare attraverso l’esperienza: è necessario fare il proprio percorso di sperimentazione che consente poi di lavorare in un luogo di culto con dei sensori ricettivi più attenti. Considerando la chiesa come uno spazio in cui si realizza un’esperienza importante della vita di un fedele, allora anche la progettazione architettonica diventa un percorso personale.”

 

Le chiese sono spazi diversi, e più vivi, rispetto a quelli museali: l’uso della luce può presentare delle similitudini con la scenografia?

“La differenza con il teatro consiste nel fatto che in chiesa l’assemblea dei fedeli è attiva, partecipa, è un «soggetto celebrante»: questo concetto è recente, risale al Concilio Vaticano II, ed è uno dei motori che guida la progettazione di uno spazio di culto. Un’illuminazione più «scenografica», può essere adatta per alcuni punti specifici – angoli devozionali, tabernacolo – ma non all’aula dove si celebra la messa. La luce è un elemento architettonico che può concorrere a far sentire l’assemblea parte della funzione e non una platea di spettatori: a livello teorico questo è uno dei grandi concetti alla base della progettazione. È molto complesso da mettere in pratica – però – perché ci si trova ad applicarlo su spazi che sono nati seguendo un’altra prospettiva, in quanto in passato la liturgia era diversa. Infatti questi interventi prendono spesso il nome di «adeguamenti liturgici»: si cerca di adeguare alla liturgia di oggi uno spazio nato secondo certi canoni, nei limiti che quello spazio architettonico concede.”

 

Come si costruisce un «light team»?

“Quando si inizia il progetto si cerca di non lasciare indietro nessun elemento. Lavorando su edifici storici, nella gran parte dei casi la luce è all’interno di un progetto di restauro più ampio, ma è un elemento che portiamo avanti sempre in parallelo a tutti gli altri, anche nel dialogo con la committenza: quando si presenta il progetto spieghiamo che per la sua coerenza necessita anche di interventi con la luce, e se ne discute con i committenti che, sempre più frequentemente, ritengono che la bellezza sia «una delle vie». Noi in quanto architetti ci sentiamo quasi «incaricati» di perseguire questa via pulchritudinis, per non dimenticarla ma anzi, per riscoprirla in tutta la sua potenza.

Coerentemente con questa prospettiva, l’architetto Bertotto ha progettato il nuovo impianto di illuminazione del Santuario di Cussanio nel rispetto del ruolo dei fedeli nella funzione religiosa e perseguendo la via della bellezza attraverso l’allestimento di un modello ciborio luminoso a forma di mandorla. Guarda il progetto

 

 

Esploriamo il tema dell’illuminazione dei luoghi sacri insieme a Carlo Bertotto, architetto specializzato nell’Architettura per la Liturgia che, in sinergia con Light Team, ha curato progetto e realizzazione illuminotecnica del Santuario di Cussanio.

 

Qual è la relazione fra luce e divinità?

“Non si può fare un’equivalenza tra luce e presenza della divinità: sì, la luce ha un portato legato alla religiosità ma è un ambito delicato in cui emergono sensibilità differenti. Ad esempio, ha suscitato reazioni opposte un nostro intervento da cui è risultata una chiesa più chiara, ariosa, luminosa: ad alcuni è molto piaciuto, perché l’intervento ha reso la chiesa un luogo più aperto e «leggero», altri hanno ritenuto invece che la semioscurità precedente aiutasse di più il raccoglimento.

Il punto di partenza fondamentale è approcciarsi al luogo di culto tenendo conto che esso non è un museo. Si vedono spesso interventi belli e interessanti i quali denunciano però che chi vi ha lavorato non sa che cos’è una chiesa. Con Leonardo Palladini – il collega con cui condivido questi progetti – ci siamo formati negli studi teologici e liturgici, non soltanto negli studi di architettura, perché abbiamo appunto voluto capire a fondo che cos’è una chiesa e che cosa esattamente vi accade. Inoltre, chi lavora in una chiesa deve avere una conoscenza di quel luogo che, per essere autentica e non manualistica, non può che passare attraverso l’esperienza: è necessario fare il proprio percorso di sperimentazione che consente poi di lavorare in un luogo di culto con dei sensori ricettivi più attenti. Considerando la chiesa come uno spazio in cui si realizza un’esperienza importante della vita di un fedele, allora anche la progettazione architettonica diventa un percorso personale.”

 

Le chiese sono spazi diversi, e più vivi, rispetto a quelli museali: l’uso della luce può presentare delle similitudini con la scenografia?

“La differenza con il teatro consiste nel fatto che in chiesa l’assemblea dei fedeli è attiva, partecipa, è un «soggetto celebrante»: questo concetto è recente, risale al Concilio Vaticano II, ed è uno dei motori che guida la progettazione di uno spazio di culto. Un’illuminazione più «scenografica», può essere adatta per alcuni punti specifici – angoli devozionali, tabernacolo – ma non all’aula dove si celebra la messa. La luce è un elemento architettonico che può concorrere a far sentire l’assemblea parte della funzione e non una platea di spettatori: a livello teorico questo è uno dei grandi concetti alla base della progettazione. È molto complesso da mettere in pratica – però – perché ci si trova ad applicarlo su spazi che sono nati seguendo un’altra prospettiva, in quanto in passato la liturgia era diversa. Infatti questi interventi prendono spesso il nome di «adeguamenti liturgici»: si cerca di adeguare alla liturgia di oggi uno spazio nato secondo certi canoni, nei limiti che quello spazio architettonico concede.”

 

Come si costruisce un «light team»?

“Quando si inizia il progetto si cerca di non lasciare indietro nessun elemento. Lavorando su edifici storici, nella gran parte dei casi la luce è all’interno di un progetto di restauro più ampio, ma è un elemento che portiamo avanti sempre in parallelo a tutti gli altri, anche nel dialogo con la committenza: quando si presenta il progetto spieghiamo che per la sua coerenza necessita anche di interventi con la luce, e se ne discute con i committenti che, sempre più frequentemente, ritengono che la bellezza sia «una delle vie». Noi in quanto architetti ci sentiamo quasi «incaricati» di perseguire questa via pulchritudinis, per non dimenticarla ma anzi, per riscoprirla in tutta la sua potenza.

Coerentemente con questa prospettiva, l’architetto Bertotto ha progettato il nuovo impianto di illuminazione del Santuario di Cussanio nel rispetto del ruolo dei fedeli nella funzione religiosa e perseguendo la via della bellezza attraverso l’allestimento di un modello ciborio luminoso a forma di mandorla. Guarda il progetto

 

 

Ambienti sempre più flessibili, innovativi e sostenibili necessitano di soluzioni incentrare sull’uomo, pensate per le persone che quotidianamente vivono e animano gli spazi. Light Shed iGuzzini nasce per creare benessere.

Il prodotto è un complemento d’arredo che illumina bene, che fornisce una luce intelligente e di qualità che può essere gestita e adattata in base ai bisogni. La gamma è costituita da lampade a plafone, lampade a incasso e lampade a sospensione.

Light Shed può anche ospitare pannelli fonoassorbenti, oppure integrare strumenti intelligenti che ne estendono le funzionalità oltre la luce. Una soluzione altamente efficiente, prodotta con materiali riciclati e riciclabili, per vivere il presente in maniera responsabile.

Ambienti sempre più flessibili, innovativi e sostenibili necessitano di soluzioni incentrare sull’uomo, pensate per le persone che quotidianamente vivono e animano gli spazi. Light Shed iGuzzini nasce per creare benessere.

Il prodotto è un complemento d’arredo che illumina bene, che fornisce una luce intelligente e di qualità che può essere gestita e adattata in base ai bisogni. La gamma è costituita da lampade a plafone, lampade a incasso e lampade a sospensione.

Light Shed può anche ospitare pannelli fonoassorbenti, oppure integrare strumenti intelligenti che ne estendono le funzionalità oltre la luce. Una soluzione altamente efficiente, prodotta con materiali riciclati e riciclabili, per vivere il presente in maniera responsabile.